tag:blogger.com,1999:blog-45950347634776036892024-02-06T18:40:41.814-08:00Via Trieste. Non solo di passaggioCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.comBlogger20125tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-12376567640806928432019-10-11T07:11:00.000-07:002019-10-11T07:19:53.859-07:00Ritorno musicaleCarissimi,
ci ho provato davvero in tutti i modi ma a quanto pare il tempo non basta mai. Scelgo la rruga più facile per confortarvi della mia esistenza: rruga e muzikës! La settimana scorsa, per chi mi segue sui social dei pischelli lo sa, sono stato ospite a Top Channel per una simpatica rubrica dedicata alle culture del mondo. Evitando commenti sul come sono invecchiato e ai capelli nascosti dietro la nuca, lasciatemi con sincerità un vostro parere. Credo ci sia un po di approssimazione nei contenuti ma dovendo adattarmi alla scaletta del programma ho dovuto in qualche modo adeguarmi.
Ben ritrovati gjito!!
http://https://youtu.be/zMXy6-6d1D4
Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-85983564567459776242018-10-15T05:32:00.001-07:002018-10-15T05:32:11.369-07:00RitorniCarissimi,
dopo un lungo silenzio,ho deciso di riprendere il cammino iniziato tanti anni fa. Presto nuovi contenuti e un piccolo restyling al blog, per continuare a dar voce ai luoghi e alle voci delle nostre identità.
Non solo di passaggio.
CarloCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-58437577584857428882014-08-25T07:08:00.000-07:002014-08-25T07:08:21.092-07:00Rimani mi dicesti, ed io restai<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7HL_omGBuo6GuM641mlSA4lw3Y1nHM5NyvMtDakI6OjAuVx5qv9rG8Y0hdYBkHdm3JtdR3n2uDnsMygVUt9XmXjMdu3K9gYkUL3juVl38Eee2J20ILsRIL1_Z0NlEgAnDRdBdhyphenhyphen44Rk4/s1600/AGNESE-PURGATORIO-FRONTE-DELLEST-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7HL_omGBuo6GuM641mlSA4lw3Y1nHM5NyvMtDakI6OjAuVx5qv9rG8Y0hdYBkHdm3JtdR3n2uDnsMygVUt9XmXjMdu3K9gYkUL3juVl38Eee2J20ILsRIL1_Z0NlEgAnDRdBdhyphenhyphen44Rk4/s320/AGNESE-PURGATORIO-FRONTE-DELLEST-1.jpg" /></a></div>In questo articolo, pubblicato per Exibart, rinomata rivista d'arte italiana, racconto la mia esperienza di visitatore ad una interessante mostra. In realta' alla mostra non ho dato solo un occhio ma ne ho curato l'allestimento in una interessante collaborazione con l'artista e ormai amica Agnese Purgatorio. Il resto leggetelo da soli.
Attraverso ogni giorno il lungo corridoio del Palazzo della Cultura di Tirana che mi accompagna in Istituto e nelle sue aule per iniziare una nuova giornata di lavoro. Un lungo corridoio, retro illuminato, che esalta come vere e proprie opere d’arte, le locandine di una moltitudine di eventi che ricordano l’impegno di questo importante ente culturale in Albania per la diffusione e la valorizzazione della cultura italiana. Oggi quelle locandine lasciano spazio ad un viaggio, un percorso tracciato da volti che con discrezione rimangono in bilico tra confini geografici, ideali e culturali.
Sono i protagonisti di "Rimani mi dicesti ed io restai" di Agnese Purgatorio tassello del mosaico progettuale di arte contemporanea CONFINI, linguaggi, spazi, cose, persone, ideato e curato da Martina Corgnati e presentato dal Ministero degli Esteri e gli Istituti Italiani di Cultura di Colonia, Strasburgo, Tirana e Zagabria in occasione del semestre italiano di presidenza europea con il coinvolgimento, oltre ad Agnese Purgatorio, di altri artisti del calibro di Maria Cristina Carlini, Agostino Ferrari, Donatella Spaziani.
Ad accogliermi nell’atrio del secondo piano del Palazzo della Cultura, finestra aperta all’antica Moschea della città, che in questi giorni raccoglie i fedeli per le preghiere del Ramadam, e la suggestiva piazza Skanderberg, due collage digitali tratti dalla serie Dalla clandestinità, nei quali una folla di migranti cerca di attraversare a piedi nella nebbia il mare Adriatico incitata da un profetico Joseph Beuys.
Il suono ovattato di un contrabbasso attira la mia attenzione e incuriosito raggiungo una piccola sala allestita per l’occasione dove, un suggestivo personaggio, amplificato da un vecchio megafono recita i versi del poeta armeno Hrand Nazariantz, tra i vecchi sgabelli di un antico cinema-tearo pugliese, mentre Agnese, impassibile nel volto, esteriorizza l’intensità di quelle parole trascrivendole sul suo camicie bianco. La video installazione termina con le parole di Nazariantz Rimani mi dicesti ed io restai. Sono pronto. Proseguo.
Nel lungo corridoio la proiezione di una performance realizzata nel 2009 dall’artista nello stretto di Messina (il primo confine naturale che l’artista cerca di attraversare, ma non riesce mai ad approdare sulla costa siciliana e va via) dal titolo Perhaps you can write to me dello stesso formato dei pezzi esposti fa strada a 12 collages digitali (otto tratti dalla serie Fronte dell’est e quattro da Perhaps you can write to me) accompagnati da una installazione sonora che riproduce in loop i suoni del mare e della sala macchine della nave.
Patti Smith, Joseph Beuys, Pasolini, Alda Merini e Anna Magnani si confondono tra i reali protagonisti di quegli scatti realizzati nei principali porti pugliesi che durante gli anni ’90 hanno accolto migliaia di profughi in fuga da miseria e oppressione.
Una commistione che, seppur digitale nella realizzazione materiale, trasmette una naturale fusione tra clandestinità fisica e quella dei linguaggi fuori dalle omologazioni dei tempi. L’immagine fotografica subisce quindi un’alterazione sostanziale che, pur non modificando a prima vista il suo aspetto, ne rimodula costantemente il significato.
L’ultima proiezione J'ai utilisé la mémoire, realizzato nel 2012 sul confine armeno-turco e dedicati alle donne armene sopravvissute al cammino forzato verso il deserto siriano di Der el Zor, scandisce i loro nomi, nomi scampati alla brutalità del genocidio, mentre l’artista getta mazzi di rose, nel precipizio che divide i due paesi. Un inno alla vita, dove quelle rose non sprofondano nel dirupo ma segnano un ponte ideale che indica il valore della memoria come percorso di speranza e dignità.
(Carlo Pellicano per Exibart)Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-63570021231645288552012-09-05T04:32:00.001-07:002012-09-05T04:40:05.234-07:00Mondi di Pietra<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsvdV4prZpisbLNjbvZXkXrqmW839qqjmfDYPTPs3zKlRhyphenhyphenBniZt94v2mLn-7WuvjbDvPgCGwqb6wo5b-hQ93nNb6X3CrXOib56pnHYNGex_kQxbzBNkaSuzuyLdwxSqlScqwse7S3dTc/s1600/293894_4235336450451_907599140_n.jpg" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="320" width="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsvdV4prZpisbLNjbvZXkXrqmW839qqjmfDYPTPs3zKlRhyphenhyphenBniZt94v2mLn-7WuvjbDvPgCGwqb6wo5b-hQ93nNb6X3CrXOib56pnHYNGex_kQxbzBNkaSuzuyLdwxSqlScqwse7S3dTc/s320/293894_4235336450451_907599140_n.jpg" /></a></div>
Un interessante reportage tra i nostri luoghi dell'oralità, Arberia genius loci, scritto dall'amica Stefania Emmanuele, è il protagonista a colori della rivista Katundi Yne (Paese Nostro). Impreziosito dalle foto di Stefania e della brava Claudia Zito, Civita e Frascineto si uniscono ad animare luoghi e personaggi che consumano un lento quotidiano tra riti, maestrie di un tempo e una principale riflessione: andare lenti. <i>Andare lenti</i>, sottolinea l'autrice,<i>come un vecchio treno di campagna</i> nel rispetto del tempo per poter vivere ed assaporare la vita non solo in questi luoghi, ma come modus viventi alla ricerca di un salutare benessere. Riprendo uno stralcio del reportage, che mi ha profondamente commosso e che vede protagonista un "genius loci" di eccellenza. Buona lettura.
<i>La bruma calda estiva si diffonde sulla strada asfaltata che trasuda silenzi tipici delle prime ore pomeridiane, segnate solo scorrere dell'acqua di una fontana, al cospetto delle grandi mura di pietra e mattoni della Chiesa madre del paese. L'ombra di un bar ci fa attendere l'arrivo del nostro genius loci, mentre le ombre nette avvolgono gli edifici e le strade semideserte. In questi luoghi il tempo eè onnipresente e scandisce i ritmi quotidiani in cui la tranquillità è forse eccessiva e inghiotte questo luogho suggestivo alle pendici del pollino, quella che fu l'antica C.da di castrovillari. Angelo 27 anni, "Frasnjota", fa musica e ci condurrà lungo le arterie e le memorie fi frascineto ed Ejanina.
Angelo ama il suo paese, ma lo ama un vecchio che ricorda il suo passato. Angelo è un contenitore di nostalgie e di sensibilità pronte ad esplodere. Frascineto il lui appartiene ai ricordi, legati al fratello maggiore con il quale erano sempre in giro a suonare e a cantare. Carlo aveva tanti contatti e tante energie da spendere, ora si è sposato e vive in Albania dove insegna all'istituto Italiano di Cultura. Angelo ne palrla mentre entriamo in una villetta desolata - che non esprime la sua funzione, il suo senso di esistere. ad Ejanina - dove un antico e possente pressatore di olive in legno e ferro - simbolodella vocazione olivicola del territorio - è circoscritto in un improbabile recizione di ferro - e sta crollando su se stesso, soggetto alle intemperie e all'oblio. Angelo si appoggia su un vecchio torchio in pietra e osserva sommessamente quel gigante di legno abbacchiato su se stesso.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMKfzajKn3r9nKcdOl6l-5EFSTkW5Kgj-MZh7omwIZRshBU3qJnV3bhDiBDQdMFpQPmBQngySBqxDnlEBI-dhtlW_J2tQkzkfXs4yjxnuXf7-IaaqRnepmWssGS6vFcUwvkVWe_MuKaYg/s1600/480318_4235364251146_1297372423_n.jpg" imageanchor="1" style="clear:left; float:left;margin-right:1em; margin-bottom:1em"><img border="0" height="320" width="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMKfzajKn3r9nKcdOl6l-5EFSTkW5Kgj-MZh7omwIZRshBU3qJnV3bhDiBDQdMFpQPmBQngySBqxDnlEBI-dhtlW_J2tQkzkfXs4yjxnuXf7-IaaqRnepmWssGS6vFcUwvkVWe_MuKaYg/s320/480318_4235364251146_1297372423_n.jpg" /></a></div>
Ejanina è contenuta in crogiuolo di case e intersezioni di stradine tutte a portata did'occhio - ha la sua chiesa madre di S.Basilio Magno con una bella piazza vuota piena di sole - solo in lontananza, nelle lunghe linee d'ombra delle case- alcune donne ci osservano. Angelo si avvicina e le saluta come si fa da queste parti:"A chi appartieni?" - chiedono - e Angelo - "A Pellicano, l'ex Sindacalista...", a quelle parole si sciolgono gli sguardi analitici e si entra in confidenza. Come si fa da queste parti - se ti chiedono a chi appartieni si interessano a te, a quello che si dice della tua famiglia, alla condotta di tutta una stirpe che viene spesso denotata e connotata da un soprannome che la dice tutta </i>
(da Katundi Yne N.2/Maggio-Giugno-Luglio/N.147)Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-59134350487487271532012-06-02T12:21:00.002-07:002012-06-02T12:21:45.548-07:00Oh Katunar!!!!<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRMOoefpMqJBYWSzx-3L8jDCa9EP-v-yeIlxo2TW9-tC51da6EJRU65nG0hEEJjODMP84KqwkpBrfsVvwC4-wTcXQxqVI81FdqJuiWWYtN25kWZl1AntXIaUZKK0e6Msvre8pOlfaFOhc/s1600/e54829.jpg" imageanchor="1" style="margin-left:1em; margin-right:1em"><img border="0" height="214" width="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRMOoefpMqJBYWSzx-3L8jDCa9EP-v-yeIlxo2TW9-tC51da6EJRU65nG0hEEJjODMP84KqwkpBrfsVvwC4-wTcXQxqVI81FdqJuiWWYtN25kWZl1AntXIaUZKK0e6Msvre8pOlfaFOhc/s320/e54829.jpg" /></a></div>
Crisi economica, catastrofi naturali, scandali. Le nostre convinzioni si sgretolano.
Questo spazio web, da sempre spontaneo ed elastico non si è mai spinto ad analizzare il presente per i fatti che lo caratterizzano ma ha sempre guardato a ciò che il passato ci ha lasciato, trasmesso e per alcuni, forgiato fino alle ossa. Chi proviene da piccoli villaggi, qui a Tirana lo chiamano katunar. Molte volte, sempre, katunar viene utilizzato come dispregiativo. "Tu che vieni dalla campagna cosa vuoi insegnarmi????". Io sono katunar. Mi sento paesano e difficilmente cambierò la mia indole casareccia di vedere la vita. I mie ragazzi del corso d'italiano sorridono quando dico loro di essere "nje katunar". Sorridono e si meravigliano. Il professore italiano non può essere un katunar. Sei italiano, cresciuto e pasciuto nella bella e amata Italia. La realtà è che forse non comprendono la dimensione "paesana" come dimensione del benessere. Oppure le generazioni passate li hanno disincantati. La città quindi vince su tutto. Ritornando a questo 2012 e i nostri cari Maya che tanto ci hanno gufato nel corso dei secoli, la mia dimensione mi conforta. La mia via trieste non mi abbandonerà mai, tutto il vissuto di certo non andrà perso in questa epoca dell'assurdo, della triste perdita della dimensione identitaria nazionale. Pisandi, sheshi don Pauli, ka mast'Abeli sono con me, mi ricordano che quella Frascineto e quella Italia ne aveva passate tante e di peggiori. Quella gente si godeva i suoi nipoti dopo anni di migrazione, sudore, guerre e si augurava il meglio per loro. Oggi i loro occhi non possono vedere l'abbandono, l'assenza di vita in quei luoghi. Con questo blog, cari nipotini cresciuti, mi stringo a voi nel ricordo dei bei tempi e nella speranza che la saggezza possa aiutarci a superare ogni ostacolo di questa nostra vita.
KarletiCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-46189879433344818452012-04-21T07:09:00.001-07:002012-04-21T07:09:36.473-07:00Ricordi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEoyE-ZT4rqIgAIn0zOlaaZF1gJQqps_-d9MhjziI0QH37y7xodXBV8leHHh7n7H630_aetVGYl7ZxyqAMAbDHPl52WRPrqoMYqxDQoEWZml9U-1AzQqWJfWQhLGuzChkTWNXYI3ALQAY/s1600/chiave-dei-ricordi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left:1em; margin-right:1em"><img border="0" height="213" width="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEoyE-ZT4rqIgAIn0zOlaaZF1gJQqps_-d9MhjziI0QH37y7xodXBV8leHHh7n7H630_aetVGYl7ZxyqAMAbDHPl52WRPrqoMYqxDQoEWZml9U-1AzQqWJfWQhLGuzChkTWNXYI3ALQAY/s320/chiave-dei-ricordi.jpg" /></a></div>
Nello scrigno dei ricordi conservo giochi tra piccole viuzze, ginocchia sbucciate e anziane premurose. Uomini con l'America nel cuore che profumano di Oceano e mamme ancora ragazze belle come il sole.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-29161638105931063542011-11-16T09:36:00.000-08:002011-12-08T07:09:11.106-08:00Fuori luogo. Frasnita ne Tirane<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrI6nN8AAV8mNCVgqHsM2T7Uv43LNyE3jFnZHTHYD_o8hx0VKAR8Eb9fmmj_RuoKDhqVFaXUUNrQr_7BYiBN-YeRkYJXwvwjotPQ3iz_krgLPg4C2t6_FLMU-G0DCtQAdLzTbXwIz-eQM/s1600/Foto2411.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 106px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrI6nN8AAV8mNCVgqHsM2T7Uv43LNyE3jFnZHTHYD_o8hx0VKAR8Eb9fmmj_RuoKDhqVFaXUUNrQr_7BYiBN-YeRkYJXwvwjotPQ3iz_krgLPg4C2t6_FLMU-G0DCtQAdLzTbXwIz-eQM/s320/Foto2411.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5675663289639485970" /></a><br />Esprimere la propria identità attraverso l'arte riempie il cuore di soddisfazione. Non ho esitato un attimo quando l'amico Rubin e l'Istituto Italiano di Cultura, mi hanno proposto di intervenire con il mio contributo alla tre giorni dedicata agli arbereshe qui a Tirana. Ed ecco che il Tirana Express, innovativo luogo di incontro culturale e sperimentazione artistica, ricavato da un vecchio capannone della storica stazione ferroviaria della capitale, si trasforma in Frasnita. 24 foto, 6 pannelli espositivi, raccontano la mia comunità attraverso i colori e i luoghi di una Frascineto impressa in quei miei scatti da tempo archiviati nel cassetto dei ricordi e rispolverati per l'occasione. Ad aprire i lavori i due documentari Rockarbereshe di Salvo Cuccia, documentarista RAI, e Thuajme - Arbereshe Oggi. A seguire un interessante dibattito ha coinvolto me e Salvo in un coinvolgente confronto con il pubblico dove insieme abbiamo cercato di tracciare, attraverso il filo conduttore della musica nell'immagine, diversi spaccati della cultura arbereshe.<br />Nei giorni seguenti altri dibattiti - di forte impatto quello con il prof. Nasho Jorgaqi - e una conferenza dedicata al ruolo degli arbereshe nel Risorgimento italiano, hanno trattenuto e coinvolto un pubblico numeroso e molto interessato nel ritrovare tracce di albanesità oltremare. A concludere questo idillio, che emotivamente e con l'interesse di sempre mi ha coinvolto in pieno, il concerto della Spasulati Band. <br />Concludo qui. Non un articolo quindi ma un breve "WOW!" per sottolineare come si può continuare a esprimere la propria identità "fuori luogo".<br />Sa mire se jam arbereshe!Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-70277611831003114872011-10-11T12:00:00.000-07:002011-10-13T05:32:36.744-07:00Autunno albanese<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6QtllzPpcgvA1iLHsY5UpXDu_dKLN64dC1Tmz8RGmfbbpDkCe-N8hreMuvi8p3Z2Ctx7kPZqDOWLBncgQIkpqryXLiMt2e91xkp-mAVgwzKZpk-xpjrcxMOivGj9g3sQtwzECeEK2M_8/s1600/image-preview.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6QtllzPpcgvA1iLHsY5UpXDu_dKLN64dC1Tmz8RGmfbbpDkCe-N8hreMuvi8p3Z2Ctx7kPZqDOWLBncgQIkpqryXLiMt2e91xkp-mAVgwzKZpk-xpjrcxMOivGj9g3sQtwzECeEK2M_8/s320/image-preview.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5662589895426988386" /></a><br />E' arrivato così questo autunno, tanto atteso ma così inaspettato. Ci ha sorpreso quando ormai il caldo estivo ci aveva abituati a vivere nel tepore metropolitano. Un freddo dolce, frizzante al punto giusto da smorzare quella sensazione di ozio perenne che difficilmente va via dopo le vacanze calabre. Un autunno di attese e speranze per un futuro migliore, scorre lento e morbido tra le rruge (strade) di questa città. Riprende la vita, tra il tepore di un the caldo che rende opache le percezioni di un bloger arbereshe e lo schermo del suo lap top. Vi scrivo dal Radio, locale di forte respiro internazionale di Tirana, in compagnia di Lila Viola e Vilma. Viola parte, per sempre dice, per la Florida dove ad attenderla ci sarà tutta la sua famiglia. Con Viola credo proprio che se ne vada una parte di Tirana a noi tanta cara. Una amica speciale dei Pellicani, dove la vida loca di questa city è stata la cornice di una bel legame sano e sincero. A lei non ci resta che augurarle buon viaggio e lacio drom, con la speranza di rivederci presto. A noi, buon autunno a Tirana.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-89899068768924278402011-06-16T05:16:00.000-07:002011-06-21T12:40:14.516-07:00Erdhi gjitoni!!!<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH17GP5yD18p_8j4_OcU300ISGp1RKVIdLPzg6XPEVspe6uoIOG9EFR3DeRDIYSjQc2S4PsvKPTegIM40AwQVFFweDo5CV7K9u7XTlA2H7DHNSFYltlKgzPaXvonbiF2fNBeNpynyb44M/s1600/vlora_city_night.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 240px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiH17GP5yD18p_8j4_OcU300ISGp1RKVIdLPzg6XPEVspe6uoIOG9EFR3DeRDIYSjQc2S4PsvKPTegIM40AwQVFFweDo5CV7K9u7XTlA2H7DHNSFYltlKgzPaXvonbiF2fNBeNpynyb44M/s320/vlora_city_night.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5618796713705343314" /></a><br />Rivedere i paesani qui in Albania è stato davvero emozionante. Erano passate solo due settimane dalla nostra vacanza in Italia, ma rivederli qui, in attesa del nostro arrivo da Tirana, in un caldo pomeriggio di Vlora, mi ha ricordato tanto l'emozione dei miei nonni e delle persone del vicinato quando arrivava gente dall'America. Sembrava quasi un ritrovarci in casa, per discutere di come andavano le cose e quali prospettive ci spingessero ad andare avanti. L'Albania è ormai la mia seconda casa, o la prima - dipende dai vari punti di vista - e osservando le buone regole del vicinato mi sono sentito onorato di riceverli nel migliore dei modi. Erdhi gjitoni!!!!avrebbe esclamato cie Frangjiska con la sua dolcissima voce . Erdhi si, ed è per questo che non finirò di ringraziarmi per aver amato questa nostra cultura, il folklore e la lingua arbereshe. Grazie a questa passione abbiamo condiviso l'emozione dell'Aulona Folk Festival di Valona, danze e canti hanno animato la piazza albanese, emozionato e incoraggiato per l'ennesima volta il popolo shqipetare a riprendere la propria identità dandole il valore che le spetta! Grazie al "io arbereshe" se erdhi gjitoni. Gjitonì me se gjirì!Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-11535703330056587792011-03-25T09:28:00.000-07:002011-03-28T06:50:56.647-07:00Sposato<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl94VLNaxNygi-yJ7dlqEblyObd-5PhDavTpOJR4o8JUOl2EPS6EgL7m5S3ImmHJmJFRl3avaw7JETumlwmt2CP8obqol9jQIPSIy3mdUcuocPzGjPok4JTDjvIarMzFzXPyNGXbG4xBQ/s1600/194371_1915452054788_1496570503_2146562_1218667_o+%25281%2529.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 248px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjl94VLNaxNygi-yJ7dlqEblyObd-5PhDavTpOJR4o8JUOl2EPS6EgL7m5S3ImmHJmJFRl3avaw7JETumlwmt2CP8obqol9jQIPSIy3mdUcuocPzGjPok4JTDjvIarMzFzXPyNGXbG4xBQ/s320/194371_1915452054788_1496570503_2146562_1218667_o+%25281%2529.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5589075324892111842" /></a><br />Capita nella vita di tutti affrontare passi importanti. Capita che nell'affrontare certi passi devi obbligatoriamente condividere il proprio percorso. Uno di questi e' il matrimonio. Vorresti, per il fenomeno sociale della consuetudine -cosi' si e' fatto e cosi' continuo a fare- realizzarlo secondo la tua cultura e la tua tradizione. Molte volte, specie nelle societa' moderne dove non sai mai dove ti trovi e cosa farai il giorno dopo, e' difficile unire la propria volontà al consuetudinario modus viventi.<br />Allora ecco festeggiare la mia unione con Esmerilda, in una sala conferenze di un hotel e consumare un cocktail di ringraziamento in uno dei club più in voga della città. Dov'è lo scambio delle corone?il bicchiere rotto? Quella serenata alla frasnjota che tanto mi ha accompagnato in romantiche serate per i mie paesani e non solo, dandomi la denominazione di menestrello arbereshe, la custodisco nel cassetto con la promessa di ripetere, questa volta senza abbandonare la mia identità, il mio si a Esmerilda davanti a Dio, senza scuse. I giorni continuano pigri affrontando una timida primavera che illude l'olfatto con i profumi dei fiori per poi lavare il tutto con gelida pioggia. Il pensiero mi porta lontano, prendendo per mano la mia compagna di vita, e il desiderio rimane l'unica conferma di ciò che si e' e ciò che si vuole continuare a essere.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-41588513666246433832010-12-31T03:37:00.000-08:002011-03-28T02:58:47.023-07:00Shume Full<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBqrpKHfZciaJTgTT6m8ipu0vIrwP24puDlHZzNCL6jePmju33uHplPGVf0fF26r0sV1UdHtHsN7kdWKT5JaRs5QWX5hqN_bw8BKIqeDrJG68tSKePw-XWxxcHe4xUbP6C-2NSG0wyWAE/s1600/28940_1487974208109_1496570503_1244018_1330978_n.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 240px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhBqrpKHfZciaJTgTT6m8ipu0vIrwP24puDlHZzNCL6jePmju33uHplPGVf0fF26r0sV1UdHtHsN7kdWKT5JaRs5QWX5hqN_bw8BKIqeDrJG68tSKePw-XWxxcHe4xUbP6C-2NSG0wyWAE/s320/28940_1487974208109_1496570503_1244018_1330978_n.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5577673364469067490" /></a><br />Ne ho visti tanti partire in questi anni. Lasciare le loro case e i loro familiari per cercare fortuna fuori, come si diceva un tempo. Le loro facce, al ritorno per le feste, mi sembravano diverse. Tra invecchiamenti precoci, ringiovanimenti, notavo sopratutto l'accrescimento interiore dovuto alle nuove esperienze ed un rispetto maggiore per la propria comunità di origine. Ed io? Eccomi qua, nel paese delle aquile, diventata ormai la mia seconda casa, per lavoro ma sopratutto per amore. E' lontana Via Trieste, ma anche molto vicina. Tra shesh (piazze) e rruga(strade), di certo a dimensione capitale, rivivo la mia arbereshita' linguistica. La fonetica mi riporta a Frascineto, alla mia infanzia. Ma Tirana non e' Frascineto, sopratutto per la percezione sensoriale. Suoni e profumi sono diversi, e di albanese, per come noi arbereshe maturiamo il nostro senso identitario, rimane un arrugginito Skanderberg a cavallo, impegnato a lottare tra ruspe ed enormi perforatrici. I qytetar di Tirana vanno veloci, inseguono la modernità stravolgendo ogni cosa dimenticando la propria storia. Il passato e' miseria. Stravolgono la lingua seminando cascate di italiano, inglese e francese. Anche il povero turco, dominante per cinquecento anni, piega il capo ad un "je shume full". Che dire...Te fala "from" TiranaCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-4965030209891378922009-04-21T15:44:00.000-07:002009-06-12T05:43:31.437-07:00Un giorno in Via Trieste<a onblur="try {parent.deselectBloggerImageGracefully();} catch(e) {}" href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSiGQZDcr0JPj2-KyhOoJCCUgZvnFVzfty8mUTpAX3IxUmxXAkvyIZ1xBwbJhj8M045sJvYXRTohpl2cbmMoAT2Fo2klRoM6-Yrc6fw94BT4BtlqVlWWHk6YBnmX6d5awlN-3rBC4Cjf8/s1600-h/DSCN9249.JPG"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 239px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSiGQZDcr0JPj2-KyhOoJCCUgZvnFVzfty8mUTpAX3IxUmxXAkvyIZ1xBwbJhj8M045sJvYXRTohpl2cbmMoAT2Fo2klRoM6-Yrc6fw94BT4BtlqVlWWHk6YBnmX6d5awlN-3rBC4Cjf8/s320/DSCN9249.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5327285341801017826" /></a><br />Kalarenj shkalt e shohë Çiçin çë klet bombolat.<br />Një e mban mbi graden e pënzonjë: si e bën? Ka e merr gjith këta forc?<br />“Karletto!” më thërret!! Sa i fort Ci Çici!(in tutti i sensi)<br />E salutarenj e marr udhen për të vete ka nonona.<br />Ka e majta, pas çë shkonjë shpin e Pierinit,<br />është një mur bënur me gura ka dajen ca fiq paleta.<br />Nga menat, të finestra ime, shohë ata fiq paleta me kopshti çë kan prapa, gjithë bar, fiq e darda si do moti tire.<br />Ka e majta, jan dy shpi çë kan shkalen façiafrund:<br />Ka njera rri Salvaturi e Stella e ka jetra Teresa me t’motren e vogel Angela.<br />Sa bukur ata dy shpi, me ata shkala stritu e at mballatur i vogel.<br />Hinjë te sheshi madhë. Vespuni i Lal Ndoni nëng është. <br />Marieta me t’bilen bejen pulicit e gjegjenj se jane folen qet qet, lal Frangjisku mban dore mbi mbalen e prëhet te skaluni e deres, cia Ndoneta e cia Frangjiska jane qiqariarien ultë te shexhuliqa, ture shkoqur faxhuline.<br />Buongiorno gjithve e vete perpara.<br />Mast’Abeli është hapët. Shurben hekuri nde mest pruvul të zez e zjar. Battiren fort me at martiel, gjithë i rungjasur me një pare uqelë çë duken ata e aviatorit. Aduri hekurit me pelqenej ma në mest ata pruvulaq nëneg rija mangu di minute. <br />Me thëret nonona: “mos u qas shumë se të ven shkëndilat te syt!!!!” Nona ime, për gjthë ci Dilla, kishë sempri mënget të mbjedur e duar lucë. Laleni, lanej e vet sa lanej-<br />Ndose Cie Dilla lane, cie Rosina zien! Zien, zien e vet sa zien!! Aduri e longut ka shpia cie Rosines vinej çë le ottu menatet pse, lal Tanuci, i shoqi, kishtë hanej sempri verso le dodici menu nu quartu. <br />Noni imë, lal Karluçi Xhavarrit, li pelqenej të rrinej te skalluni e të bënej dy qaqare me lal Tanuzzi e me ata çë shkojen. Ogni tantu kish të largohshin se Ci Çici shkonej si ajer me at motokar!! (continua…)Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-54480446831820427072009-01-24T06:23:00.000-08:002009-01-24T15:44:04.609-08:00Good Bye Shin VasilDomenica 25 Gennaio alle ore 16,30 verrà presentata a San Basile una interessante antologia poetica dal titolo "Good bye Shen Vasili - Voci della Gjionia e Voci dell'anima" curata dal prof. Mario Bellizzi. <br />Curioso, mi auguro di non mancare...poi vi racconto.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-88558327082822659432009-01-14T07:23:00.000-08:002009-01-16T07:07:09.963-08:00Mirupafshim Cumpà Frangjì (Babbi)<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiep0Wfhmq9wzqLyclJIstLJqN3ietUoBt0HDuydvvC1UeUjKtfkhnNJY1CNZc_w7W9MoQhQFhyFAu9DUkYMfx9hyu_9n33TB2Zy76S7GePXem_yogYS5A1SUrZO7VkOBlhZYab-A_eCyo/s1600-h/babi.JPG"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 400px; height: 300px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiep0Wfhmq9wzqLyclJIstLJqN3ietUoBt0HDuydvvC1UeUjKtfkhnNJY1CNZc_w7W9MoQhQFhyFAu9DUkYMfx9hyu_9n33TB2Zy76S7GePXem_yogYS5A1SUrZO7VkOBlhZYab-A_eCyo/s400/babi.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5291176735444774114" /></a><br />Francesco Aloia, simpatico protagonista del cortometraggio Thuajme, ci ha lasciato all'età di 99 anni. Uno degli ultimi testimoni di un vissuto che ha segnato attimi indimenticabili per tutti noi di Via Trieste. Il suo ultimo messaggio,l'augurio di una socialità da ritrovare nella semplicità, di un'armonia necessaria per vivere sereni, rimane l'esempio indiscutibile di un dovere morale da parte di tutti al rispetto degli anziani e della loro memoria. <br />Mirupafshim Cumpà Frangjì!Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-78633399121190317842009-01-12T13:23:00.000-08:002009-01-16T07:08:19.418-08:00Linea Verde a Frascineto<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh85AS8pFDc8J-QKUzzZQeVwHcfk3nbU5lK1RnF015pIk_0hz3undB0UjiNDpme9sAZm-Pf8dCDTlMmk0NHDLCoPMWFo4Bg0w7yQC_Kd0O4i9Meot6oFZo1Vr5ebakcK_EUQN_MOMarfys/s1600-h/foto5.jpg"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 214px; height: 320px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh85AS8pFDc8J-QKUzzZQeVwHcfk3nbU5lK1RnF015pIk_0hz3undB0UjiNDpme9sAZm-Pf8dCDTlMmk0NHDLCoPMWFo4Bg0w7yQC_Kd0O4i9Meot6oFZo1Vr5ebakcK_EUQN_MOMarfys/s320/foto5.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5290521882392514082" /></a><br />Osserviamo ogni giorno la strada che percorriamo per andare al lavoro o a scuola, per fare la spesa o per una normale passeggiata. La consuetudine molte volte distrae il nostro punto di osservazione e continuiamo a vivere il nostro territorio con distacco. Se a questo atteggiamento abitudinario aggiungiamo la presenza di quella sensibile apatia che nei giorni nostri respiriamo, quella delle occasioni mancate, dell’inefficienze, dello sviluppo che non arriva, lo sguardo si abbassa rimandando pensieri più nobili alla primavera, dove il risveglio della natura prova ad allietare le nostre giornate. Esiste però un luogo che non conosce stagioni, una finestra al mondo dove tutto è in scena ed il bello, nel senso più ampio del termine, risalta in primo piano, intrattenendo milioni di persone. Comunicare, trasmettere, approfondire ma soprattutto risvegliare le identità, tra i principali obiettivi della nostra cara e onnipresente televisione. Mamma Rai poi ci ha abituato bene, polemiche canone a parte, raccontando la nostra Italia tra usi e costumi, gente che cambia o che rimane la stessa, dall’inossidabile Festival della Canzone Italiana ai più insensati reality show. Insomma, di tutto di più! <br />Può capitare anche che la magia ti arrivi a casa, superando gli schermi e rendendoti protagonista.<br />Linea Verde, la celebre trasmissione televisiva di Rai Uno che da anni, ogni domenica, mostra le bellezze della nostra Italia tra meravigliosi paesaggi e coloratissime specialità gastronomiche, ha voluto dedicare la puntata che andrà in onda domenica 18 Gennaio alle ore 12,20, al Pollino e alle sue comunità. Frascineto la principale protagonista. Il costume e la vallja, le chiese, la preziosa collezione di icone e paramenti sacri, medaglie e antiche pubblicazioni presenti nel prestigioso Museo dell’Icona e della Tradizione Bizantina, eccellenza della cultura bizantina in Italia, il Museo del Telaio, la cultura e la lingua arbereshe, il vino e i prodotti tipici, gli elementi caratterizzanti. Intensa la partecipazione della comunità che ha accolto con il sorriso l’importante evento che vedrà protagonista il proprio territorio nella “domenica verde” degli italiani. Magistrale la presentazione del bravo Massino Ossini il quale, accompagnato dalle danze e i canti dei gruppi folclorici locali Arberia e Figli dell’Aquila, ha raccontato con simpatia e semplicità il territorio e le sue principali peculiarità. Nel pomeriggio le riprese sono procedute a Morano Calabro, dove lo staff dell’agriturismo “La locanda del Parco” ha voluto organizzare per l’occasione un vero e proprio percorso del gusto tra coloratissimi piatti della tradizione calabrese. Profonda soddisfazione è stata espressa dall’amministrazione comunale di Frascineto e dal sindaco Domenico Braile il quale ha voluto sottolineare l’importanza dell’evento come reale consapevolezza da parte dei media nazionali, dell’esistenza di un territorio attivo ma ancora da scoprire, pronto ad offrire rinnovate opportunità di sviluppo. <br />La troupe della Rai riparte portando con se un tesoro di immagini ricco di sapori e colori, sorrisi e musica pronti ad andare in onda la prossima domenica, provando risvegliare l’orgoglio di ciò che si è e di ciò che si ha, comunicando la presenza di tracce di armonia nella bronciosa Calabria. <br />Le nostre passeggiate continueranno aspettando la primavera, ma di certo proveremo a guardare meglio quello che ci circonda, il bello e il brutto che ci rappresenta, molto spesso specchio del nostro vissuto e delle nostre speranze.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-5960872153755326452008-11-29T04:18:00.000-08:002008-12-01T14:05:07.543-08:00ContinuateContinuate a discutere nel nostro bel paese parcheggio.<br />Continuate nella vostra malinconia a piangere quei figli che da tempo hanno abbandonato la vostra casa.<br />Continuate a scrivere di quanto sarebbe bello se...<br />E' finita cari miei.<br />Il grano incolto piange moribondo nella sua terra.<br />L'uva si gonfia come i muscoli di un atleta dopato per rivestirsi vino tra nobili etichette.<br />Il ponte, quello vero, è crollato.<br />Le finestre di casa "Kodra" sono chiuse come gli occhi di un vecchio moribondo pronto a salutare i suoi cari.<br />Vivono i sorrisi e le lacrime, il sudore e la fatica, la festa e la preghiera dentro di me.<br />Continuate a chiamarli ricordi.<br />Io li chiamerò doni.<br />La chiamerò vita.Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-38737781004716664562008-11-07T01:56:00.000-08:002008-11-08T06:42:16.032-08:00C'è ancora tempo per...Thuajme?<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT5-qwEmVG1iYLbqXKssgN1oYAyWtO3gmFaTeusfnEj8Y87mPAwd4y5xH7aTtdCUTkWyC3J3nyKk9oBuO5MgrmqapaMPGpxLTIJcECVFJgh_7UcA1GWMenvjthi7n7Pvp26YJAOKWOKbY/s1600-h/thuajme.JPG"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;width: 200px; height: 150px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT5-qwEmVG1iYLbqXKssgN1oYAyWtO3gmFaTeusfnEj8Y87mPAwd4y5xH7aTtdCUTkWyC3J3nyKk9oBuO5MgrmqapaMPGpxLTIJcECVFJgh_7UcA1GWMenvjthi7n7Pvp26YJAOKWOKbY/s200/thuajme.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5265856723216116450" /></a><br />Carissimi amici, <br />vi annuncio con molto piacere che Thuajme, Arbereshe Oggi, ha ricevuto la nomination al Festival per cortometraggi "C'è un tempo per l'integrazione". Il Festival è rivolto a tutti i video/filmmaker che hanno affrontato nell'opera presentata il tema dell'integrazione tra persone, famiglie, popolazioni di diversa appartenenza culturale e provenienza nazionale. Solo sette le opere selezionate per il prestigioso premio. La proiezione e la premiazione delle opere selezionate,avverrà nella serata di Sabato 29 Novembre 2008 presso l'auditorium di Sarnico (Bg). A un anno dalla sua nascita, dopo aver ricevuto tantissime testimonianze di apprezzamento e il premio "Cortoidea 2007", Thuajme conferma il suo successo e il suo gradimento tra coloro che osservano e curano i temi dell'interculturalità nei territori.<br /><br />per info: www.interculturando.itCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-31623030771868456592008-01-02T03:18:00.000-08:002008-02-10T19:09:29.637-08:00I Luoghi dell'oralità.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ6JR7QKeGJmTJH-d46YjYPKrP78-sAYYVaokFIU5HmDkgc42FaUXp45NPYWAmxuFdshPnNjVQycOL4HEAX1-I97fOEAdvffEtLI_8NsQ2-4qysrakT4aEH-Ta3swQjVMqCJlPeKbR9Xs/s1600-h/DSCN0889.JPG"><img style="float:right; margin:0 0 10px 10px;cursor:pointer; cursor:hand;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ6JR7QKeGJmTJH-d46YjYPKrP78-sAYYVaokFIU5HmDkgc42FaUXp45NPYWAmxuFdshPnNjVQycOL4HEAX1-I97fOEAdvffEtLI_8NsQ2-4qysrakT4aEH-Ta3swQjVMqCJlPeKbR9Xs/s400/DSCN0889.JPG" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5150845358369315154" /></a><br />Dopo una lunga pausa riprendiamo il nostro percorso. Via Trieste ha vissuto in questo periodo i suoi momenti di celebrità grazie al contributo di cari amici che operano nel settore della promozione della nostra cultura arbereshe. In particolare vorrei ringraziare la redazione di Jemi.it, Arbitalia.it e la rivista Katundy Yne per aver pubblicizzato il nostro percorso anche attraverso la promozione del cortometraggio Thuajme. Riprendiamo quindi, e ci auguriamo che il 2008 possa illuminare con serenità il nostro nostro cammino.<br />Per approfondire l'argomento dei luoghi dell'oralità, perno centrale del nostro blog, inseriamo un interessante editoriale redatto dall'amica e collega dott.ssa Flavia D'Agostino.<br /><span style="color:#ff0000;"><strong>La GJITONIA: Unità urbanistico-sociale</strong></span><br />La struttura urbanistica delle comunità arbëreshe è costituita dai rioni e dalle gjitonie. Il rione è la parte più ampia del centro abitato. Certamente la caratteristica più importante è costituita però dalla gjitonia che è quel microsistema intorno a cui ruota la vita del paese katund. La gjitonia è una porzione più piccola del tessuto urbano una microstruttura costituita da una piazzetta nella quale confluiscono i vicoli, circondata da edifici che hanno aperture verso uno spiazzo più grande sheshi, che solitamente porta il nome dalla persona che vi abita . Spesso per dare l'indicazione di una casa o di una famiglia il punto di riferimento è la gjitonia.<br />Dal punto di vista architettonico la gjitonia è composta da un nucleo originario che è una casa signorile, intorno alla quale sono stati sovrapposti altri nuclei minori che naturalmente ne hanno modificato la struttura originaria e occupano quasi tutto lo spazio riducendo le strade a piccoli vicoli i cosiddetti vicoletti delle gjitonie arbëreshë, questo potrebbe portare ad un' unica conclusione cioè che la costruzione di strutture intorno alla casa signorile sia dovuta alla costruzione di nuclei servili abitativi, e altri invece adibiti a locali come legnaie, scuderie, stalle, la struttura fissa quindi è la signorile, mentre la mobile è la plebea. Naturalmente oggi resistono elementi in grado di adattare alla loro esigenza le strutture abitative, dando luogo ad un processo di riuso, oppure condizionando alcuni processi di edificazione urbana al punto da riuscire a conservare nel nuovo insediamento, alcuni elementi tradizionali vitali, per la perpetuazione della struttura comunitaria.<br />Nei paesi albanofoni, il disegno urbanistico riflette consuetudini di vita che discendono dall' emigrazione prima, e dalla colonizzazione poi e che si esprimono in forme di solidarietà e comunanza di vita, l'esistenza di un ballatoio dinnanzi la porta d' ingresso non aveva funzione di antingresso, ma di luogo per ospitare i componenti della famiglia per le attività esterne. Le donne infatti in alcune ore del giorno soprattutto nei mesi caldi, usavano restare sul ballatoio, per eseguire lavori a maglia e cucito, intrattenendosi con le vicine in colloqui e discussioni. A differenza delle città medievali lo spazio urbano arbëresh non sembra strutturarsi per rioni differenziati o per diverse attività o meccanismi di coesione del vicinato ma si possono identificare sia a livello fisico -spaziale che sociale. Le affinità principali sono l'appartenenza ad un unico gruppo etnico e la comune condizione sociale. Alla principale origine etnica va aggiunta una comune origine di gruppo che sancisce l' appartenenza ad un clan, una quasi parentela che viene individuata con il soprannome che a livello spaziale si enuclea con un toponimo. Gli aspetti salienti della vita comunitaria un tempo perché oggi non avviene più, erano basate sull' impiego reciproco nei lavori agricoli, nell' aiuto in caso di esigenze improvvise e superiori alle disponibilità di ciascuna famiglia, nello scambio di prodotti alimentari e nella pulizia degli spazi comuni all'interno dell'assetto urbano. Le forme normali di socializzazione che si sviluppavano erano le riunioni serali del gruppo gjitonico, davanti al focolare di una famiglia, per seguire programmi televisivi o discutere e magari spettegolare sugli avvenimenti del paese. I fanciulli svolgevano nel cortile giochi comuni. Una famiglia affidava ad un'altra o collegialmente al gruppo gjitonico, i figli se insorgevano magari ragioni di impegno improvvise. La gjitonia aveva una vita fatta di pettegolezzi, invidie, litigi ma anche comprensioni e solidarietà, essa diventava la palestra di vita dove si imparava dal vivo il comune mestiere della sopravvivenza. C'era gente che d'inverno per riscaldarsi, faceva il giro delle case,con il vicino ci si sentiva più legati che con un parente, infatti resiste ancora oggi un detto "gjitoni më se gjiri". Oggi la gjitonia attraversa una condizione di acuta crisi per diverse ragioni, la modificazione delle condizioni di lavoro, (dall'agricoltura che era il presupposto socio-economico al lavoro industriale e terziario) l'emigrazione conseguente alla ricerca del posto di lavoro, l'inurbamento che non significa solo trasferimento, ma anche il semplice spostamento abitativo, la viabilità moderna della stessa comunità arbëreshe modelli di vita della civiltà tecnologica.<br />Flavia D'AgostinoCarlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-11143556931237143472007-09-17T06:32:00.000-07:002007-09-20T15:14:43.643-07:00Thuajme. Genesi di un cortometraggio.<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXz5ODtcjCvYHsuqlssVbgf2trKrpUOcHKrkryeEc0GIMbUwieyA3PPM9cS2C4et4mTISNAd_LxVLgeULGQRC7ZWkYMZt2YUiYpeVmWMldgNBB5sja-exGa3P1Z-6AA39Fxlf8bx8aCQ/s1600-h/copertina+thuajme1+prova.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5112312830076485554" style="FLOAT: left; MARGIN: 0px 10px 10px 0px; WIDTH: 230px; CURSOR: hand; HEIGHT: 303px" height="362" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXz5ODtcjCvYHsuqlssVbgf2trKrpUOcHKrkryeEc0GIMbUwieyA3PPM9cS2C4et4mTISNAd_LxVLgeULGQRC7ZWkYMZt2YUiYpeVmWMldgNBB5sja-exGa3P1Z-6AA39Fxlf8bx8aCQ/s400/copertina+thuajme1+prova.jpg" width="284" border="0" /></a><br /><br /><div align="justify"><br />Nel pieno dell’estate 2007, precisamente nelle ultime e calde giornate di Luglio, ero impegnato a sistemare, insieme alla giovane interprete Mariateresa Braile, gli ultimi arrangiamenti del brano Thuajme, scritta e musicata ai tempi dell’università e da molto tempo abbandonata in un cassetto, con la promessa di riprenderla al più presto tra i miei progetti musicali, finalmente faceva il suo approdo ufficiale al festival dei “Piccoli Cantori Arbëreshë” a Plataci. Avevo deciso, sempre in quel periodo, di partecipare ad una interessante iniziativa del Comune di Greci (AV) che riguardava la promozione dei territori attraverso la realizzazione di un cortometraggio. L’iniziativa, dal nome “Cortoidea”, mi aveva molto entusiasmato, ma fino agli ultimissimi giorni vicini ai tempi ultimi di iscrizione al concorso, non avevo avuto alcuna “cortoidea” da proporre. Decisi così, partendo per Civita e canticchiando quel Thuajme, live motive del momento, di intervistare liberamente anziani e bambini i quali avrei sicuramente incontrato in piazzetta e che, da quando sono occupato presso lo sportello linguistico di Civita, saluto ogni mattina. Non intimoriti dalla telecamera, il saluto, come un rito ormai consolidato nel tempo, rimane lo stesso: si vemi? Eh! Vemi turë vatë…! Capii fin da subito, condizionato da quei volti incorniciati dallo schermo a cristalli liquidi, che nella semplicità di una chiacchierata tra un giovane ed un anziano si poteva realmente, nei limiti dei tempi che avevo a disposizione, realizzare un piccolo “documentario”, il quale per sua natura, poteva esclusivamente lasciare libera interpretazione a coloro che in futuro lo avrebbero letto, visto e ascoltato tra quei volti e quei luoghi a me tanto cari. Divertito dalla simpatia dei protagonisti della prima parte del corto e da quella varianza “çiftiote” che fin da bambino mi ha sempre incuriosito, ripartii, dopo le ultime riprese panoramiche di rito, per la mia Frascineto. Arrivato ad Ejanina, ecco che mi si ripresenta la stessa scena: gli anziani in piazza! Mi presento con la telecamera accesa e, con molta naturalità la punto verso il signor Domenico, il quale si offre con tanto di nome e cognome, data di nascita e, dopo una breve pausa, quasi a voler creare una enfasi teatrale aggiunge : “arbëresh puro!!”. Semplicemente fantastico! Continuando ad intervistare altre persone tra Ejanina e Frascineto, bambini che scherzosamente scimmiottano un albanese non tanto corretto, incominciavo ad intravedere un percorso che man mano andava a delinearsi in una idea che fino a quel momento non ero riuscito a realizzare. Passeggiando nella mia Vita Trieste e raggiungendo “Sheshi Marrocit”, il quale più che una gijtonia ha sempre rappresentato una reale palestra di vita, luogo non solo di oralità ma anche di ricordi di una infanzia senza playstation ma con tanto sudore e tanto cuore, intervistai le ultime persone rimaste in quei luoghi atte ed impegnarsi a colmarne un vuoto lasciato da chi non c’è più e ne segna un triste silenzio. Tornai a casa, e rivedendo quelle immagini, divertito e commosso dalla semplicità dei protagonisti e dalla saggezza che traspare dalle loro parole, ero pronto per il montaggio. Mancava a questo punto una colonna sonora a introdurre ed intervallare i soggetti. Visti i tempi ristretti e la magia del momento, non potevo non premiare la mia canzone Thuajme, fresca di registrazione e mixaggio, e pronta per essere inserita tra i file audio del cortometraggio. Nasce così, tralasciando l’ultima notte insonne davanti al pc, Thuajme, un cortometraggio, una canzone, o semplicemente una forma di espressione di un arbëresh tra gli arbëreshë, il quale senza presunzione di alcun tipo volle immortalare una calda giornata di fine Luglio, nella rievocazione di momenti passati, soprannomi, qualche lamentela nei confronti delle istituzioni, risate, ma soprattutto tanta passione e amore per una identità da sempre manifestata con fierezza. Il 12 Agosto “Thuajme” viene premiato con “Menzione Speciale per la promozione della Lingua e della Cultura Arbëreshe” al festival del cortmetraggio di Greci. </div>Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4595034763477603689.post-21111162960975453382007-07-19T01:23:00.000-07:002010-02-24T06:46:26.694-08:00Noi di Via Trieste<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Kfw4a7hV6Uj55f0cGmxTTWAqaumleO74E82s6J3uHZj4NGmcFvTrRruy3wwYtThuDfwuPuw7xgYHdunxkuXqmR2bs5tI6LzeCHqs78FmrmannGP_Z2RijAWMYa8-1GZGBd95sz7zC_0/s1600-h/Agosto+Loggia.jpg"><img id="BLOGGER_PHOTO_ID_5088828694416796994" style="FLOAT: right; MARGIN: 0px 0px 10px 10px; CURSOR: hand" alt="" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0Kfw4a7hV6Uj55f0cGmxTTWAqaumleO74E82s6J3uHZj4NGmcFvTrRruy3wwYtThuDfwuPuw7xgYHdunxkuXqmR2bs5tI6LzeCHqs78FmrmannGP_Z2RijAWMYa8-1GZGBd95sz7zC_0/s320/Agosto+Loggia.jpg" border="0" /></a><br /><div>Parto da qui, da quei luoghi dove ho vissuto i miei giovanissimi anni 80. Io, gli amici e le anziane, le gjitonie e le scope lasciate ad asciugare sotto il sole di agosto a testa in su appoggiate sui vecchi muri dei "katoqi".<br />Parto dalle magliette "picikirrë" dopo 4 ore e mezza di pallone, da "sheshi Don Poauli" trasformato in stadio, da vico Cantù, o meglio "ka Pisandi", buca n.1 del più strampalato campo da golf.<br />Parto da Capeta,Pikoci, Popiti, Babi, Kapuçini, Përkoku ma sopratutto da me Karlleti Çefalluni.<br />Siamo noi, le nostre radici arbëreshe (italo-albanesi), la nostra infanzia e le nostre ambizioni: ...noi, quelli di Via Trieste.<br />Dedico a quei volti ed a quei luoghi, i miei racconti e il mio pensiero, il mio lavoro e il mio impegno sociale.<br /><span style="font-size:130%;color:#cc0000;"><strong>Gjitonì më se gjirì</strong></span></div>Carlo Pellicanohttp://www.blogger.com/profile/08351254468475090783noreply@blogger.com1